La vista del Cane

Come vede il cane?

E’ una domanda che tutti cisiamo fatti nella vita…come vede il nostro cane? In bianco e nero? O percepisce i colori? E quali colori? Vedono al buio?

Ecco le risposte.

L’occhio del cane, se confrontato con quello dell’uomo presenta delle caratteristiche anatomofisiologiche simili, le differenze, invece, sono legate al diverso “stile di vita”. L’occhio umano, infatti, si è evoluto verso una visione diurna, mentre l’occhio del cane presenta una migliore visione crepuscolare e notturna.

L’occhio può essere paragonato ad una macchina fotografica dove le lenti sono rappresentate dai mezzi diottrici cornea e lente, il diaframma è l’iride e la pellicola è la retina.  I fotorecettori, bastoncelli e coni, costituiscono lo strato più esterno della retina neurale. I bastoncelli sono molto sensibili alla luce e pertanto risultano importantissimi per la visione notturna o con poca luce (visione scotopica). I coni a differenza dei bastoncelli sono poco sensibili alla luce (visione fotopica), ma la loro funzione principale è quella della differenziazione dei dettagli e dei colori.

Nella retina del cane non vi è nessuna parte libera da bastoncelli, come nell’uomo.Una struttura cellulare extraretinica che non troviamo nell’uomo ma di fondamentale importanza per la visione notturna del cane è il tappeto lucido, La funzione del tappeto lucido è quella di amplificare la luce, pertanto risulta indispensabile nelle condizioni di scarsità di luce. Proprio per questa caratteristica il cane è in grado di vedere in poca luce.

 

Sensibilità al movimento e percezione della profondità

L’occhio del cane e dell’uomo presentano una buona percezione del movimento. Rispetto al cane l’uomo in presenza di luce ha una capacità dieci volte superiore per localizzare ed identificare un oggetto in movimento. Questa capacità è legata, come già accennato, alla porzione maculare della retina che essendo costituita solo da coni è in grado di discernere i particolari ed i colori. Questa capacità va a favore del cane in situazioni di scarsità di luce.

Il cane, rispetto all’uomo, presenta una maggiore difficoltà di messa fuoco da vicino. In una ricerca condotta in Inghilterra nel 1936 utilizzando 14 cani in forza alla polizia britannica è stato valutato che questi animali erano capaci di riconoscere un oggetto in movimento da 900 metri ma erano incapaci di riconoscere lo stesso oggetto immobile ad una distanza molto inferiore, a meno di 585 metri (Miller, 2001).

La percezione binoculare della profondità o visione stereoscopia (“fusione” in una unica immagine) oltre ad essere legata, ovviamente, alla presenza di entrambi gli occhi risulta essere maggiore negli animali che hanno questi in posizione frontale. I cani quindi, che possiedono un solo occhio hanno una certa difficoltà a percepire la profondità.

L’occhio del cane ha un campo visivo maggiore di quello dell’occhio umano: un Levriero arriva ad avere un campo visivo di 270° (cioè ha quasi il campo visivo di un gatto, che raggiunge i 280°);  un cane dalla forma della testa più standard arriva ad avere un campo visivo di 250°. Man mano che il muso si appiattisce nelle varie morfologie facciali, l’ampiezza del campo visivo decresce, ma è sempre superiore a quella umana, che è di “soli” 180°.

La sensazione dei colori

La luce è costituita da particelle chiamate fotoni, ognuna delle quali è formata da più onde elettromagnetiche. Il pigmento è quella sostanza in grado di assorbire e riflettere una parte della luce che lo colpisce.

La retina dell’occhio umano è caratterizzata da quattro tipi di fotorecettori: i bastoncelli e tre tipi di coni che contengono ognuno un pigmento differente. La visione dei colori nei primati, incluso l’uomo, è tricromatica in quanto è legata alla presenza nella retina di tre tipi di coni. Tali coni vengono identificati con le lettere L, M e S (impropriamente chiamati coni rossi, verdi e blue). La mancanza di un tipo di coni nell’uomo è causa della cosidetta dicromia, difetto di visione dei colori; tale mancanza è di origine genetica.

Il riconoscimento dei colori richiede la presenza di almeno due tipi di fotorecettori con sensibilità spettrale diversa. Diversi Autori hanno studiato la visione dei colori del cane ma i risultati sono spesso in conflitto fra di loro (Miller e coll., 1995). Si può affermare comunque che il cane vede i colori ma non allo stesso modo dell’uomo.

Il cane presenta due tipi di coni. Un tipo maggiormente sensibile alla lunghezza d’onda da 429 a 435 nm definita del violetto, un secondo tipo sensibile alla lunghezza d’onda di 555 nm, del giallo. I cani sembrano non avere i coni di tipo verde e pertanto sono incapaci a distinguere alcune tonalità dal verde al rosso. Presumibilmente lo spettro visibile del cane varia dal viola al blue-viola ed al giallo. Il cane sembrerebbe incapace di distinguere l’arancione ed il rosso.

L’errore di rifrazione più comunemente riscontrabile nel cane è la miopia in cui è riconosciuta una predisposizione di razza nel Pastore Tedesco  e nel Rottweilers (Miller, 2001). La miopia inoltre si riscontra nel cane anziano in quanto è associata alla perdita di elasticità del cristallino. L’ipermetropia così come l’astigmatismo sono poco comuni nel cane.

Rif:Ann. Fac. Medic. Vet. di Parma (Vol. XXIII, 2003) - pag. 113 - pag. 119